COVD-19, a un anno dall’inizio della campagna vaccinale: quale strategia contro le nuove varianti?

COVD-19, a un anno dall’inizio della campagna vaccinale: quale strategia contro le nuove varianti?

di Gennaro Ciliberto (Presidente Federazione Italiana Scienze della Vita).

Il virus SARS-CoV-2 sta sorprendendo tutti per la sua rapidissima diffusione a livello globale, soprattutto nell’emisfero settentrionale, dove è facilitata dal periodo invernale, ma soprattutto per la presenza di varianti come la omicron che combinano insieme, dai primi dati che stanno emergendo nelle ultime settimane, una maggiore infettività, con la capacità di ingannare parzialmente la risposta immunitaria indotta dagli attuali vaccini. I numeri dei nuovi contagi hanno raggiunto i livelli più alti dall’inizio della pandemia anche se fortunatamente il rapporto tra contagiati e ricoverati e soprattutto decessi è molto al di sotto dei valori di un anno fa. Di questo dobbiamo ringraziare i vaccini.

Un anno fa cominciava la campagna vaccinale contro SARS-CoV-2 che causa COVID-19

In questi giorni, proprio un anno fa, iniziava la campagna vaccinale che è stata organizzata e portata avanti nel nostro paese in maniera incisiva ed efficiente. Ad oggi circa l’86% delle persone sopra gli 11 anni hanno ricevuto due dosi del vaccino. Inoltre, si sta rapidamente procedendo a completare la somministrazione della cosiddetta dose booster e si sta anche procedendo a vaccinare rapidamente la fascia di età più giovane tra i 5 e gli 11 anni. In sintesi, questo è lo scenario attuale.

Purtroppo, resta ancora lo zoccolo duro dei renitenti ai vaccini, parte dei quali sono contrari ai vaccini genetici (a RNA o adenovirus) e che si spera di convincere con la recente approvazione del vaccino Novavax, basato sulla tecnologia più classica delle proteine ricombinanti. Tuttavia, dobbiamo sempre ricordarci che i vaccini genetici e in particolare quelli a RNA si sono dimostrati sicuri, efficaci al 90-95% nei confronti del virus originario, e che senza di essi avremmo ora molti più morti, ospedali al collasso e un’economia stagnante.

Il nuovo coronavirus ci sta sorprendendo inaspettatamente

È quindi sorprendente che non riusciamo a domare la circolazione del virus a fronte della forte efficacia dei vaccini. Questo nessuno se lo aspettava. Le sorprese negative vengono da due fronti. In primis, la risposta immunitaria, soprattutto quella anticorpale, ma anche quella cellulare che viene misurata più raramente, diminuisce abbastanza rapidamente nel tempo dopo la vaccinazione e quindi si abbassa il potere protettivo del vaccino dopo solo qualche mese.

Vari studi hanno evidenziato che dopo 3-4 mesi i livelli di anticorpi neutralizzanti si abbassano sotto una soglia considerata protettiva. Questo è ancora più marcato in pazienti cosiddetti “fragili” come ad esempio quelli oncologici, ematologici o reumatologici che, sia per le caratteristiche della loro malattia, sia a causa di terapie immunosoppressive sviluppano una risposta al vaccino meno vigorosa e più evanescente. Ecco, quindi, un primo importante motivo per vaccinarsi con la dose booster.

La variante omicron destinata a diventare la predominante: determinante sarà la terza dose

Inoltre, la cosiddetta dose booster (cioè la terza dose) potenzia la risposta, sia contro la variante delta che fino a poche settimane fa aveva soppiantato le precedenti varianti, sia contro la variante omicron che ora sta rapidamente soppiantando la delta e che è destinata in breve tempo a diventare quella predominante. Benché gli studi pubblicati riguardanti la protezione dei vaccinati dalla variante omicron siano ancora pochi e molti di essi non siano passati ancora al vaglio di revisione rigorosa, questi indicano una riduzione della protezione di 30-40 volte dopo sole due dosi che fortunatamente si riduce a 4-6 dopo la terza dose. Quest’ultimo dato è incoraggiante!

Quindi, quale strategia adottare, dopo tutte le evidenze e i dati raccolti in questi mesi?

Tuttavia, non dobbiamo accontentarci di questo risultato e dobbiamo prevenire ulteriori colpi di coda del coronavirus. A questo riguardo è opportuno considerare che la proteina spike che lega il recettore ACE2 sulla superficie delle nostre cellule presenta, nella variante omicron, 36 modifiche rispetto al virus di Wuhan che è servito come base per generare i vaccini attualmente in circolazione. Questa regione potrebbe ancora ulteriormente modificarsi allontanandosi ancora di più dal virus originario. E di conseguenza i vaccini potrebbero perdere ulteriore efficacia.

Per evitare questo la vera soluzione è quella di avere a disposizione un nuovo vaccino innanzitutto contro la variante omicron. La tecnologia dei vaccini genetici può farlo rapidamente, sia nel generare un nuovo prototipo che nell’iniziare la sperimentazione. E si può utilizzare tutta la conoscenza accumulata in questi ultimi due anni per avere dati sperimentali che ci permettono di prevederne la sua efficacia sull’uomo. Questo è ciò che le aziende farmaceutiche impegnate nel campo hanno già dichiarato di stare facendo.

FISV alle Agenzie regolatorie: fate presto ad autorizzare i nuovi vaccini, abbiamo già dati sufficienti

Quello che occorre però è la rapidità nella approvazione ed immissione in commercio di un nuovo vaccino da parte delle autorità regolatorie. Non possiamo più aspettare che si facciano sperimentazioni su decine di migliaia di soggetti, quando la tecnologia è consolidata e il vaccino differisce per sole 36 mutazioni dal vaccino già in commercio e utilizzato su miliardi di persone. Occorre un approccio cosiddetto fast track che sia basato sempre su criteri rigorosi di qualità ma su scala sperimentale più piccola. Insomma, se vogliamo fare tesoro da quanto stiamo imparando e fronteggiare scenari pandemici imprevisti e successivi come quelli che stiamo vivendo da due anni dobbiamo avere il coraggio di essere più veloci o almeno altrettanto veloci del virus. La scienza ha dimostrato che può essere in grado di farlo.