Cancro e immunoterapia, posizione da post-doc aperta al San Raffaele

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Gennaro Ciliberto. Direttore Istituto Regina Elena di Roma e Presidente Federazione Italian scienze della Vita

Oggi è una giornata che rimarrà nella storia: si dà il via al piano vaccinale contro il Coronavirus nei 27 paesi dell’Unione Europea. Era giusto e necessario che una risposta politica unitaria, coordinata e tempestiva venisse data in risposta alla pandemia che ci ha devastato nel 2020. Ma dobbiamo sentirci doppiamente orgogliosi di sentirci europei in questo momento perché il vaccino che per primo sarà diffuso viene dalla ricerca europea.
E’ stato infatti concepito inizialmente da una società di Biotecnologie di Mainz in Germania che era stata fondata pochi anni fa per generare vaccini terapeutici ad RNA contro i tumori e che ha saputo riconvertire tecnologie e competenze sviluppate in precedenza per altri scopi, al fine di affrontare subito il problema del coronavirus SARS-CoV-2 e dare una risposta immediata.

L’avvio di un grande piano vaccinale in tutta Europa così come quello che è partito pochi giorni fa negli USA ed in Gran Bretagna rappresenta un successo per la ricerca scientifica che è riuscita in meno di un anno dallo scoppio della pandemia a dare risultati prima impensabili. Lo dobbiamo, diciamolo, alle scoperte della Biologia Molecolare e alle Nanotecnologie che hanno messo a disposizione le armi affilate negli ultimi decenni nei laboratori di tutto il mondo. Lo dobbiamo ai grandi investimenti finanziari che si sono attivati subito dopo lo scoppio della pandemia. Lo dobbiamo anche alla possibilità di stabilire alleanze tra gruppi di ricerca e anche alla pubblicazione dei risultati provenienti da rigorose sperimentazioni sia pre-cliniche che cliniche che sono stati copiosi, e resi in maniera open source e rapida da parte di tante riviste scientifiche nel corso del 2020. Lo dobbiamo anche all’impegno del nostro Governo, ai nostri operatori sanitari e agli Istituti di Ricerca del nostro paese, il cui simbolo è diventato quest’anno l’IRCCS Spallanzani di Roma.

Cosa ci aspettiamo nel prossimo futuro? Si legge che l’Italia si è già assicurata tramite negoziazioni centralizzate a livello europeo 38 milioni di dosi tra vaccino Pfizer/BioNTech, il primo ad essere stato approvato dalla Agenzia Europea EMA, e quello Moderna anch’esso ad RNA che dovrebbe essere approvato nei primi giorni del 2021. Complessivamente queste dovrebbero coprire circa 19 milioni di persone e dovrebbero essere somministrate nei primi mesi del 2021 prima agli operatori sanitari, poi agli anziani nelle RSA e poi man mano a fette più grandi della popolazione, privilegiando le persone più a rischio. Ma ovviamente queste dosi non bastano. Ne occorrono molte di più. Almeno altrettante per arrivare alla cosiddetta immunità di gregge, assolutamente necessaria per abbattere il numero di ricoverati e di morti ancora devastante, per riprendere una vita normale e far ripartire il nostro paese!

Per arrivare a questo obiettivo devono realizzarsi una serie di congiunture favorevoli. Le riassumo qui di seguito: a) aumento della capacità produttiva dei due vaccini di cui sopra; b) l’approvazione di altri vaccini in fase avanzata di sviluppo a condizione che questi presentino almeno lo stesso livello di efficacia e di sicurezza; c) la capacità organizzativa del nostro paese nella distribuzione e nella somministrazione che richiederà ingenti risorse di personale per il nostro sistema sanitario; d) la disponibilità dei cittadini a vaccinarsi. Vaccinarsi è una questione morale! Vaccinandoci non proteggiamo solo noi, ma anche persone più deboli di noi con cui possiamo venire a contatto.

Ma è anche opportuno che il nostro paese si attrezzi concretamente a mettere su un sistema per il monitoraggio epidemiologico dell’efficacia dei vaccini basato sia sulla misurazione della risposta immunitaria contro il bersaglio del vaccini, la famosa proteina Spike, nel tempo in campioni selezionati di soggetti vaccinati, così come l’esecuzione di tamponi molecolari per misurare se i vaccinati vadano incontro ad infezioni asintomatiche e per sequenziare tempestivamente eventuali varianti virali emergenti. Questo monitoraggio richiederà anch’esso un’opportuna pianificazione e grossi investimenti finanziari che devono essere considerati dal nostro Governo prioritari se si vuole davvero avere il polso della situazione e sconfiggere il virus.

Oggi è una giornata di speranza e l’inizio di una nuova epoca, ma dobbiamo essere consapevoli che, se vogliamo capitalizzare su quanto fatto finora, dobbiamo ancora impegnarci tanto.