Genome editing: prima apertura alla sperimentazione in campo

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Dalla Commissione agricoltura del Senato giungono nuove notizie per il miglioramento genetico delle piante coltivate. Facendo proprie parte delle osservazioni e delle richieste che la comunità scientifica italiana e dell’Unione europea ribadiscono da alcuni anni, la Commissione ha approvato una risoluzione che richiede al Governo di favorire le sperimentazioni in pieno campo delle varietà nelle quali, mediante genome editing, siano state introdotte mutazioni puntiformi o brevi inserzioni nel DNA, utilizzando per tali sperimentazioni una normativa che preveda un trattamento parificato a qualsiasi varietà vegetale tradizionale.
Se accolta in sede normativa tale risoluzione permetterà finalmente la sperimentazione in campo di varietà coltivate nelle quali, con tecnologie molto più precise di quelle tradizionali, siano state introdotte modifiche genetiche utili, già presenti in altre varietà o in parenti selvatici.
La sperimentazione in campo, infatti, richiederebbe una semplice notifica al Ministero dell’ambiente, senza necessità di autorizzazione, riconoscendo il fatto che queste piante non costituiscono un problema ambientale, ma un arricchimento della biodiversità coltivata.

Tea: le potenzialità del genome editing
Il genome editing è un insieme di tecniche che consentono di ottenere velocemente e in modo efficiente piante coltivate migliori dal punto di vista della quantità e qualità dei prodotti, con un’accresciuta compatibilità ambientale. Queste tecniche sono state denominate Tea: Tecnologie di evoluzione assistita.
Prima della domesticazione delle piante, iniziata diverse migliaia di anni fa con la nascita dell’agricoltura, le piante selvatiche utilizzate dall’uomo erano molto meno nutrienti e produttive: nel corso dei secoli le selezioni e poi gli incroci sempre più sapienti hanno permesso di ottenere varietà continuamente migliorate per la coltivazione e più nutrienti.
Oggi possiamo ottenere, prima in laboratorio poi nei campi, miglioramenti delle specie coltivabili utilizzando metodi sempre più rapidi e precisi, nonché sicuri, rispetto a quelli dei nostri antenati.
Il genome editing non è altro che l’innovazione più recente di un processo di miglioramento genetico delle piante coltivate iniziato millenni fa.
La risoluzione della Commissione agricoltura del Senato fa ben sperare per quanto riguarda il difficile percorso dell’accettazione delle nuove tecnologie da parte dei legislatori.
Al riguardo, è importante sottolineare che la risoluzione riconosce anche l’obsolescenza dell’attuale normativa dell’Unione europea sugli organismi geneticamente modificati (la direttiva 2001/18), che nel 2001 non poteva prevedere gli odierni sviluppi delle tecnologie genetiche, e auspica dunque la necessità di un suo aggiornamento a livello europeo.
Il genome editing ha il vantaggio di intervenire in maniera estremamente precisa («chirurgica», come la definisce la Commissione) su varietà vegetali tipiche, mantenendone tutte le altre caratteristiche positive. Come afferma la Commissione, l’attuale normativa dell’UE, con la sua concezione illogicamente estensiva del termine ogm (che assimila di fatto i prodotti ottenuti mediante genome editing agli ogm), ostacola sia lo sviluppo delle piccole imprese, sia la ricerca pubblica per il miglioramento delle piante. Rischia inoltre di essere in pratica inapplicabile nei casi in cui tramite genome editing siano prodotte mutazioni indistinguibili da quelle che possono avvenire in natura, con un conseguente caos legale e nei controlli.

Il mondo scientifico unito
La modifica della direttiva 2001/18 è un obiettivo per il quale Fisv e le Società scientifiche che ne fanno parte, insieme alle maggiori Accademie e Società scientifiche dell’Unione europea, si battono da anni, in nome di una visione razionale e non ideologica dell’agricoltura.
La risoluzione della Commissione agricoltura si fonda esplicitamente sulla verità scientifica che la quasi totalità delle piante coltivate globalmente, incluse quelle utilizzate nell’agricoltura tradizionale o biologica in Italia, ha subìto in ogni caso nel corso della storia modifiche genetiche rispetto ai loro progenitori selvatici, mutazioni casuali naturali che hanno reso possibile l’agricoltura stessa, o favorite dall’uomo e che ne hanno determinato il progresso.
Numerosi altri Paesi stanno cercando di liberarsi dal fardello di paure e proibizioni con cui la demonizzazione della genetica ha ostacolato il miglioramento delle piante coltivate. È molto positivo che ora un’importante Commissione del nostro Parlamento si sia posta lo stesso problema e abbia preso una posizione guidata dalla scienza.

Società italiana genetica agraria (SIGA)
Federazione italiana scienze della vita (FISV)

Articolo pubblicato da “L’informatore Agrario” – www.informatoreagrario.it

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