Il Nobel per la Medicina insegna la speranza di fare tanto anche contro COVID-19

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Di Gennaro Ciliberto

Il premio Nobel per la Medicina 2020 è stato conferito a Harvey J. Alter, Michael Houghton e Charles M. Rice per i loro studi che hanno condotto alla scoperta della del Virus dell’Epatite C (HCV). Gli studi dei tre scienziati, iniziati negli anni ’70 dello scorso secolo e conclusi a metà degli anni ‘90, hanno posto le basi per caratterizzare della struttura del virus e come esso si replica.
Le loro scoperte sono state seminali per identificare i bersagli contro cui sono stati sviluppati farmaci capaci di curare le persone da questa grave malattia la cui conseguenza a lungo termine è il tumore al fegato. Questi farmaci, che sono ora entrati nella pratica clinica sono quindi dei salvavita, possono essere considerati a tutto titolo dei farmaci che prevengono l’insorgenza dei tumori.
A circa trent’anni di distanza non abbiamo ancora un vaccino contro HCV a dimostrazione di come non sia affatto facile generare vaccini. Tuttavia, abbiamo delle cure molto efficaci e questo risultato è il frutto di sforzi enormi e grandi investimenti in ricerca e tecnologie, a dimostrazione che puntare sulla scienza porta a ricadute enormi sul benessere dei cittadini. Il premio conferito ai tre scienziati, oltre ad essere un necessario riconoscimento, assume in questo momento di pandemia da Sars-coV-2 un valore grandemente simbolico perché rappresenta la capacità dell’uomo di affrontare e superare problemi sanitari di grossa portata e deve costituire per noi tutti motivo di speranza e fiducia nel superamento della crisi attuale